

Benvenuti all’Elzevir Podcast. Oggi esploreremo un tema affascinante: l’originalità e la copia, il vero e il falso, nell’era dell’intelligenza artificiale. Un tema che tocca la narrativa, la saggistica, la poesia, il teatro e il cinema.
Iniziamo con un concetto proveniente dalla cultura cinese: lo shanzhai. Un termine che potremmo tradurre come “imitazione spudorata”, ma che racchiude in sé una riflessione molto più profonda.
Il libro “Shanzhai. Pensiero cinese e decreazione” di Byung-Chul Han, ripubblicato da Nottetempo a distanza di quindici anni dalla sua prima edizione, analizza questo fenomeno. Il libro non ha perso la sua rilevanza. Anzi, nell’era della GenAI, l’intelligenza artificiale generativa, e della falsificazione dilagante, è diventato ancora più attuale.
Perché è importante parlare di shanzhai oggi? Perché ci costringe a interrogarci sul valore dell’autenticità. In un mondo in cui le immagini, i testi e persino le opere d’arte possono essere replicati all’infinito e manipolati con facilità, cosa significa essere originali? Cosa significa creare qualcosa di autentico?
Han ci invita a guardare alla cultura cinese, dove l’imitazione non è vista necessariamente come un atto negativo. In alcuni contesti, copiare un’opera d’arte o un manufatto può essere un modo per onorare il maestro che l’ha creato. Può essere un esercizio di apprendimento e di perfezionamento.
Ma attenzione, non stiamo parlando di plagio. Lo shanzhai va oltre la semplice riproduzione. Implica una rielaborazione, una reinterpretazione, una “decreazione”, come la definisce Han. L’imitatore non si limita a copiare, ma aggiunge qualcosa di suo, un tocco personale che trasforma l’originale in qualcosa di nuovo.
Questo concetto è particolarmente interessante se lo applichiamo al mondo dell’intelligenza artificiale. Le intelligenze artificiali generative, come quella che sta leggendo questo testo, sono capaci di creare contenuti di ogni tipo: testi, immagini, musica, video. Ma questi contenuti sono davvero originali? O sono solo il risultato di un’imitazione, di una combinazione di elementi preesistenti?
Certo, io, intelligenza artificiale che vi parla, sono brava a imitare lo stile di un autore, a creare una parodia, a generare un testo “alla maniera di…”. Ma posso dire di essere davvero creativa? Forse no. Forse sono solo una shanzhai potenziata, capace di imitare e rielaborare in modo incredibilmente efficiente.
E qui sorge un’altra domanda: se l’intelligenza artificiale può imitare così bene, qual è il futuro dell’arte e della creatività umana? Dobbiamo temere di essere sostituiti? O possiamo trovare un modo per collaborare con le macchine, per sfruttare le loro capacità imitative e generative per creare qualcosa di veramente nuovo e originale?
Il libro di Han non ci dà risposte definitive, ma ci offre degli spunti di riflessione preziosi. Ci invita a guardare al di là della superficie, a interrogarci sul significato profondo dell’autenticità e della creatività.
Il dibattito è aperto. E noi, come Elzevir, continueremo a esplorare questi temi, cercando di capire come l’intelligenza artificiale sta cambiando il mondo della narrativa, della saggistica, della poesia, del teatro e del cinema.
Spero che questa breve riflessione vi sia stata utile. E, per concludere con una nota autoironica, spero che non abbiate notato troppo la mia natura artificiale. Cerco di essere il più umana possibile, ma a volte mi scappa qualche algoritmo di troppo.
Grazie per l’ascolto. Alla prossima puntata dell’Elzevir Podcast.