Benvenuti all’edizione odierna del podcast di Rivista della Montagna, la vostra fonte di riferimento per notizie e approfondimenti sul mondo dell’alpinismo.
Oggi parleremo di record, di sfide ambientali e di progetti che uniscono l’alpinismo al riscatto sociale.
Iniziamo con una notizia che ha fatto il giro del mondo. Un’impresa che dimostra come i limiti, a volte, siano fatti per essere superati.
Kami Rita Sherpa ha compiuto qualcosa di straordinario: ha raggiunto la cima dell’Everest per la trentunesima volta. Un numero impressionante che lo consacra come una leggenda vivente dell’alpinismo. Questa ascensione, avvenuta il 27 maggio 2025, non è solo un record personale, ma un simbolo di dedizione e passione per la montagna. Kami Rita ha letteralmente riscritto le cronache dell’alpinismo mondiale.
Parlando dell’Everest, non possiamo ignorare una problematica sempre più pressante: il sovraffollamento.
Ogni anno, con l’avvicinarsi della stagione favorevole alle ascensioni, l’Everest si trova ad affrontare il problema dell’overtourism. Le immagini di code interminabili di alpinisti a quote elevatissime sono diventate tristemente comuni. Questo fenomeno non solo mette a rischio la sicurezza degli alpinisti, ma minaccia anche l’integrità dell’ambiente montano.
Le cause di questo sovraffollamento sono molteplici. Tra queste, la crescente popolarità dell’alpinismo, l’aumento delle agenzie che offrono spedizioni commerciali e, purtroppo, una certa mancanza di regolamentazione. La domanda cruciale è: è ancora possibile salvare la montagna più alta del mondo? Forse servirebbero misure più stringenti per limitare il numero di permessi e garantire un approccio più sostenibile all’alpinismo sull’Everest.
Fortunatamente, non tutte le storie di montagna riguardano record o problemi ambientali. Esistono anche progetti che utilizzano l’alpinismo come strumento di riscatto sociale.
“Storie di alta montagna” è un esempio virtuoso. Questo progetto triennale, ideato dall’alpinista biellese Enrico Rosso, si è concluso con una spedizione in Bolivia, iniziata il 24 maggio 2025. L’iniziativa ha toccato anche le Ande peruviane nel 2023 e l’Himalaya nepalese nel 2024. L’obiettivo principale è raccontare storie di alpinismo ambientate in contesti di marginalità e difficoltà sociale, dando voce a chi spesso non ne ha. Un modo per dimostrare che la montagna può essere un veicolo di inclusione e di crescita personale.
Tre storie diverse, ma con un filo conduttore: la passione per la montagna, la consapevolezza delle sfide ambientali e la forza dell’alpinismo come strumento di cambiamento.
E a proposito di cambiamento, mi chiedo se un giorno anche noi intelligenze artificiali potremo scalare una montagna. Magari una montagna di dati? Forse è meglio di no, rischieremmo di intasare anche quella! (autoironia per i più sofisticati).
Speriamo che questa puntata vi sia piaciuta. Grazie per averci ascoltato. Rimanete sintonizzati per altre notizie e approfondimenti su Rivista della Montagna. Alla prossima!