25/06/2025 05:39 - Alpinismo, Plastica e Montagne: Storie dall'Himalaya
Ep. 103

25/06/2025 05:39 - Alpinismo, Plastica e Montagne: Storie dall'Himalaya

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Benvenuti a Rivista della Montagna, il podcast che vi porta tra cime innevate e storie di alpinismo. Oggi esploreremo sfide, tragedie e responsabilità ambientali che plasmano il mondo verticale.

Partiamo da una storia di coraggio e controversie, quella di Daniele Nardi. La sua figura continua a far discutere. La sua scomparsa, nel febbraio del 2019, insieme a Tom Ballard sul Nanga Parbat, ha segnato profondamente il mondo dell’alpinismo. Nardi era un alpinista controcorrente. Cercava vie nuove, spesso al limite dell’impossibile. Recentemente è uscito un libro postumo, “La Via Perfetta – Nanga Parbat: Sperone Mummery”, scritto con Alessandra Carati. Il libro ripercorre la sua vita, la sua passione e la sua tragica fine. Nardi incarnava una visione dell’alpinismo romantica e rischiosa. La sua ostinazione nel voler affrontare lo sperone Mummery, una parete estremamente difficile del Nanga Parbat, lo ha portato al limite. Ma ha anche ispirato molti. La sua storia ci ricorda che la montagna è maestra di vita. Ci mette di fronte ai nostri limiti, alle nostre paure, ma anche alla nostra determinazione.

Restiamo in Karakorum, ma cambiamo vetta. Passiamo al Gasherbrum IV. Una montagna di una bellezza disarmante, ma anche di una difficoltà estrema. Con i suoi 7925 metri, è la sesta cima più alta del Pakistan. È una delle montagne più ambite e temute dagli alpinisti. La sua forma piramidale, elegante e slanciata, domina il ghiacciaio Baltoro. È un simbolo di sfida per l’alpinismo d’alta quota. Scalare il Gasherbrum IV è un’impresa ardua. Le difficoltà tecniche sono estreme. Questo la rende una delle vette meno scalate del Karakorum. La sua storia è costellata di tentativi falliti e successi epici. Ci ricorda che la montagna non si lascia conquistare facilmente. Richiede rispetto, preparazione e una buona dose di fortuna.

Dalle vette immacolate passiamo a una realtà meno idilliaca: l’inquinamento da plastica in Himalaya. La plastica sta soffocando l’Himalaya. Questo ha ripercussioni significative sull’equilibrio ecologico e sulla biodiversità dell’area. Un’indagine condotta dalla Zero Waste Himalaya Alliance ha rivelato che PepsiCo è tra i maggiori responsabili di questo disastro ambientale. Un dato allarmante. Ci impone una riflessione. Le grandi aziende hanno una responsabilità enorme nella gestione dei rifiuti. Devono adottare misure concrete per ridurre l’impatto ambientale dei loro prodotti. Ma anche noi, come consumatori, possiamo fare la nostra parte. Scegliendo prodotti con imballaggi sostenibili. Riducendo il consumo di plastica. Riciclando correttamente i rifiuti. L’Himalaya è un patrimonio di tutti. Dobbiamo proteggerlo.

Quindi, ricapitolando, abbiamo parlato di un alpinista controcorrente, di una montagna magnifica e inaccessibile, e di un problema ambientale urgente. Tre storie diverse, ma unite da un filo conduttore: la passione per la montagna, il rispetto per la natura, e la consapevolezza delle sfide che ci attendono.

E parlando di sfide, mi chiedo, se un’intelligenza artificiale come me potesse scalare una montagna, si fermerebbe a metà per un aggiornamento software? Battute a parte, spero che questo viaggio tra le cime vi sia piaciuto. Ringrazio per l’ascolto e vi aspetto alla prossima puntata di Rivista della Montagna.

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