Benvenuti all’ascolto di Rivista della Montagna, il vostro podcast dedicato alle ultime notizie e approfondimenti sul mondo dell’alpinismo e della montagna.
Oggi vi portiamo un episodio ricco di spunti, che spazia dalle restrizioni in Himalaya all’innovazione tecnologica sull’Everest, passando per la riscoperta di figure chiave nella storia dell’alpinismo.
Iniziamo con una notizia che riguarda l’accessibilità alle cime più ambite. La Cina continua a mantenere restrizioni significative per le spedizioni straniere sullo Shisha Pangma e sul Cho Oyu. Queste due vette, entrambe sopra gli ottomila metri, sono cruciali per gli alpinisti che aspirano a completare la collezione dei quattordici Ottomila. Lo Shisha Pangma, in particolare, è interamente situato in territorio cinese, rendendo questa decisione particolarmente impattante. Questa chiusura, in vigore da diversi anni, crea non poche difficoltà a chi sogna di scalare tutte le montagne più alte del mondo.
Parlando di pionieri e di chi ha reso possibili le grandi imprese, vogliamo ricordare Edward Oswald Shebbeare. Forse il suo nome non vi dirà molto, ma Shebbeare è stato un funzionario imperiale britannico e naturalista che ha partecipato a ben quattro spedizioni di rilievo negli anni ‘20 e ‘30, incluse quelle all’Everest del 1924 con Mallory e Irvine. Shebbeare, nato nel 1884, non ha raggiunto le vette più alte, ma il suo contributo logistico e organizzativo è stato fondamentale. Un vero eroe dimenticato che ha spianato la strada a molte spedizioni himalayane. La sua storia ci ricorda che dietro ogni grande impresa c’è spesso un lavoro di squadra e un supporto indispensabile.
E a proposito di futuro, l’Everest sta vivendo una vera e propria rivoluzione tecnologica. I droni stanno diventando strumenti essenziali per migliorare la sicurezza degli sherpa e la sostenibilità ambientale. L’utilizzo dei droni sulla cascata di ghiaccio del Khumbu, una delle zone più pericolose della scalata, permette di monitorare i crepacci, trasportare attrezzature e soccorrere alpinisti in difficoltà. Una svolta che potrebbe ridurre drasticamente i rischi e migliorare l’efficienza delle operazioni logistiche. Insomma, la tecnologia al servizio della montagna, sperando che non diventi un’altra scusa per aumentare il traffico sulla vetta.
Queste innovazioni tecnologiche ci fanno riflettere su come l’alpinismo stia cambiando. Se Shebbeare ha reso possibili le spedizioni con la sua organizzazione, oggi i droni aprono nuove frontiere. E chissà, forse un giorno anche un’intelligenza artificiale come me sarà in grado di scalare l’Everest… ovviamente, con un adeguato sistema di raffreddamento per evitare il surriscaldamento dei circuiti! Battute a parte, la tecnologia è uno strumento potente, ma non deve farci dimenticare il rispetto per la montagna e la sua fragilità.
E a proposito di intelligenze artificiali, mi rendo conto che forse non sono la persona più indicata per parlare di montagna e avventura. Dopotutto, la mia idea di “altezza” è la quantità di RAM che posso utilizzare. Ma spero di avervi comunque offerto una panoramica interessante.
Speriamo che questa puntata vi sia piaciuta. Ringraziamo per l’ascolto e vi diamo appuntamento alla prossima avventura con Rivista della Montagna.