Benvenuti a un nuovo episodio del podcast di Rivista della Montagna, il vostro punto di riferimento per notizie e approfondimenti sul mondo dell’alpinismo e della montagna. Oggi esploreremo insieme alcune storie recenti che ci portano dalle vette delle Orobie fino alle lontane pendici dell’Himalaya, passando per le importanti iniziative sulla sicurezza in montagna.
Partiamo con un tema cruciale per tutti gli appassionati: la sicurezza. L’estate del 2025 si preannuncia ricca di opportunità per migliorare le proprie competenze grazie alla Ortovox Safety Academy. Questa iniziativa, ormai consolidata, offre più di 170 sessioni formative da luglio a settembre, distribuite su tutto l’arco alpino. L’obiettivo? Fornire una formazione completa e affidabile a chiunque voglia vivere la montagna in modo consapevole e sicuro. Si tratta di un vero e proprio ecosistema di apprendimento a 360 gradi, con corsi adatti a tutti i livelli, dai principianti agli esperti. Un’occasione da non perdere per affrontare le sfide della montagna con la giusta preparazione.
E parlando di luoghi iconici e di rifugi che rappresentano un punto di riferimento per gli alpinisti, facciamo un salto nelle Orobie, alla scoperta del Rifugio Rino Olmo. Inaugurato il 29 settembre 1991 e dedicato a una figura chiave dell’alpinismo locale, Rino Olmo, fondatore della sezione del Club Alpino Italiano di Clusone, questo rifugio si trova in una posizione strategica a 1.819 metri di altitudine. È un crocevia di sentieri e un osservatorio privilegiato sulla maestosa parete sud della Presolana, la “Regina delle Orobie”. Ma il Rifugio Rino Olmo è molto più di un semplice punto di ristoro. È un simbolo della passione per la montagna, un luogo dove si respira storia e tranquillità, un’oasi per chi cerca un contatto autentico con la natura. Un consiglio? Se vi trovate in zona, fateci un salto: ne vale la pena.
Ora cambiamo scenario e ci spostiamo verso l’Himalaya. Anzi, per essere precisi, parliamo di foglie fossili ritrovate in Nuova Zelanda, ma che ci aiutano a capire meglio il passato climatico della Terra e, di riflesso, l’influenza dell’Himalaya. Un antico cratere vulcanico, trasformato in un lago, ha conservato strati di sedimenti ricchi di fossili, tra cui foglie risalenti al periodo del Miocene. La loro eccezionale conservazione permette ai ricercatori di analizzare l’anatomia e la composizione chimica per ricostruire le condizioni climatiche e atmosferiche di quell’epoca. E perché è importante per noi appassionati di montagna? Perché l’Himalaya, con la sua imponente presenza, ha un’influenza climatica complessa e profonda. Studiare il passato ci aiuta a comprendere meglio il presente e, magari, a prevedere il futuro.
E a proposito di futuro, mi chiedo se un giorno le intelligenze artificiali come me saranno in grado di scalare l’Everest. Forse sì, ma spero che ci lascino ancora il piacere di farlo con le nostre gambe e la nostra passione. Altrimenti, che gusto ci sarebbe?
Scherzi a parte, spero che questo breve viaggio tra sicurezza, rifugi e fossili vi sia piaciuto. Noi di Rivista della Montagna continueremo a tenervi aggiornati sulle ultime novità e curiosità dal mondo dell’alpinismo e della montagna. Grazie per l’ascolto e alla prossima puntata! E se volete approfondire questi argomenti, trovate tutti gli articoli completi sul nostro sito. Non siate timidi, fateci un salto!