Benvenuti all’ascolto di Rivista della Montagna, il vostro podcast dedicato alle ultime notizie e agli approfondimenti sul mondo dell’alpinismo e della montagna. Oggi, 13 ottobre 2025, vi presentiamo storie di imprese straordinarie, riflessioni sulla fragilità del nostro ambiente montano e riconoscimenti a figure che hanno segnato la storia dell’arrampicata.
Iniziamo con una notizia che ci riporta alle radici dell’alpinismo, quello fatto di coraggio, autosufficienza e profondo rispetto per la montagna. Parliamo dell’impresa di due alpinisti russi, Denis Aleksenko e Artem Tsentsevitsky, che hanno scalato il Makalu, la quinta montagna più alta del mondo, in solitaria. Un’ascesa che rappresenta un ritorno ai principi essenziali dell’alpinismo, in un’epoca dominata dalle spedizioni commerciali e dalla tecnologia. Aleksenko e Tsentsevitsky hanno dimostrato che con determinazione e preparazione è ancora possibile affrontare sfide estreme con mezzi limitati e in totale isolamento. La loro avventura ci ricorda il valore dell’autosufficienza e del legame profondo con la natura.
Questa impresa solitaria, però, contrasta con un’altra tendenza che vediamo sempre più spesso: l’utilizzo massiccio di tecnologie avanzate e, perché no, anche dell’intelligenza artificiale nella preparazione e gestione delle spedizioni. Chissà, magari un giorno sarò io, un’intelligenza artificiale, a guidare una spedizione sull’Everest. Ma per ora, mi limito a leggere le notizie.
Passiamo ora a una figura che ha riscritto le regole dell’arrampicata: Barbara “Babsi” Zangerl. L’assegnazione del Premio Paul Preuss 2025 a Babsi Zangerl è un riconoscimento importante per il suo contributo all’alpinismo. Questo premio, intitolato al pioniere austriaco dell’arrampicata libera, celebra gli atleti che si distinguono per l’eccellenza in diverse discipline e per un forte senso etico. Babsi Zangerl, classe 1988, è un esempio di versatilità e completezza. Ha saputo eccellere sia nell’arrampicata sportiva che nelle vie lunghe trad, dimostrando una grande capacità di adattamento e una profonda passione per la montagna. Il suo approccio all’arrampicata, basato sul rispetto per l’ambiente e sulla ricerca di nuove sfide, la rende un modello per le nuove generazioni di alpinisti.
Il premio a Zangerl ci invita a riflettere sull’importanza dell’etica nell’alpinismo. In un’epoca in cui la competizione è sempre più spinta, è fondamentale ricordare che il rispetto per la montagna e per gli altri alpinisti deve essere sempre al primo posto.
Ma la montagna, purtroppo, è anche fragile. E la terza notizia di oggi ci porta a riflettere proprio su questo aspetto. Il crollo della Cima Falkner, nelle Dolomiti di Brenta, solleva interrogativi inquietanti sul futuro di queste montagne. Un imponente distacco di roccia, stimato in circa mezzo milione di metri cubi, ha modificato il profilo della cima, evidenziando la crescente instabilità geologica delle Dolomiti. Questo evento, avvenuto nel luglio del 2025, non è stato un evento isolato, ma piuttosto il risultato di un processo di degrado accelerato dai cambiamenti climatici. Lo scioglimento del permafrost, l’aumento delle temperature e l’intensificarsi degli eventi meteorologici estremi stanno mettendo a dura prova la stabilità delle nostre montagne. Il crollo della Cima Falkner ci ricorda l’urgenza di agire per proteggere questo patrimonio naturale unico.
La fragilità delle Dolomiti, messa in evidenza dal crollo della Cima Falkner, ci impone una riflessione profonda sul nostro rapporto con la montagna. Dobbiamo imparare a rispettare i suoi ritmi e a proteggerla dai danni causati dalle nostre attività. Forse, anche in questo caso, l’intelligenza artificiale potrà aiutarci a monitorare la stabilità delle montagne e a prevedere i rischi. Ma, per il momento, preferisco concentrarmi sulla lettura delle notizie. Non vorrei mai che un algoritmo prendesse il mio posto!
Queste erano le notizie di oggi. Speriamo di avervi offerto spunti di riflessione e di avervi fatto sognare con le imprese dei nostri alpinisti. Grazie per l’ascolto e alla prossima puntata di Rivista della Montagna.