Benvenuti all’edizione odierna del podcast di Rivista della Montagna. Oggi parleremo di sfide, perdite, costi e speranze che animano il mondo dell’alpinismo e delle terre alte.
Iniziamo con una notizia dolorosa, un promemoria brutale della forza inesorabile della natura. L’Annapurna, una montagna che non perdona, ha colpito ancora. Il 7 aprile 2025 una valanga ha travolto due sherpa esperti, Rima Sherpa e Ngima Tashi Sherpa, mentre trasportavano bombole di ossigeno tra Campo 2 e Campo 3. Questo tratto è noto per la sua pericolosità. Le operazioni di soccorso sono state immediate, ma purtroppo senza esito positivo. Questo incidente ci ricorda i rischi enormi che questi uomini affrontano per supportare le spedizioni e quanto la montagna possa essere implacabile. La loro dedizione e il loro sacrificio non devono essere dimenticati.
Parlando di sfide, spostiamoci su un tema che tocca da vicino la vita delle comunità montane: la connettività. Un recente dibattito ha acceso i riflettori sul DDL Montagna, in particolare sull’assenza di un obbligo di connettività nelle aree alpine. Ci si chiede chi benefici realmente di questa “disconnessione”. L’eliminazione di un articolo specifico che prevedeva la connettività solleva dubbi sugli interessi economici in gioco. In un’epoca in cui la comunicazione è essenziale, l’assenza di connettività potrebbe isolare ulteriormente le comunità montane, limitando le opportunità economiche e sociali.
La montagna è anche fatta di persone, di storie di passione e di dedizione. Recentemente abbiamo detto addio a Mario Andrighettoni, un alpinista di Rovereto scomparso prematuramente all’età di 55 anni. Era un uomo di montagna, un figlio d’arte, profondamente coinvolto nel volontariato. Il suo funerale ha visto una grande partecipazione, segno dell’affetto e della stima che lo circondavano. Andrighettoni è un esempio di come la passione per la montagna possa intrecciarsi con l’impegno civile e la generosità verso gli altri.
Restando in tema di comunità montane, un campanello d’allarme arriva da Campana, un piccolo comune nella Sila Greca, in Calabria. Il paese sta affrontando un grave declino demografico. Questo spopolamento è un problema diffuso in molte aree montane italiane. Si cerca di capire se il “turismo di ritorno” possa rappresentare una soluzione per salvare questi borghi. L’idea è di incentivare i giovani originari di questi luoghi a tornare e investire nelle loro comunità, magari aprendo attività legate al turismo sostenibile e alla valorizzazione dei prodotti locali.
Ora parliamo di costi. E non parlo solo di fatica fisica, ma anche di denaro. Il governo nepalese ha annunciato un aumento del 36% delle tariffe per scalare l’Everest a partire dal 1° settembre 2025. La concessione passerà a 15.000 dollari durante la stagione di punta. Questo rincaro, il primo in quasi un decennio, avrà un impatto significativo sugli scalatori e sull’economia del Nepal, che dipende fortemente dal turismo alpinistico. Ci si chiede se questo aumento renderà l’Everest ancora più esclusivo e se scoraggerà alcuni alpinisti.
Infine, un tema cruciale: la sicurezza in montagna. Le statistiche del 2019, che riportano oltre 8000 interventi di soccorso in Italia, ci ricordano quanto sia importante la preparazione e la consapevolezza. Non bisogna sottovalutare i pericoli, anche in percorsi apparentemente semplici. Prima di affrontare un’escursione, è fondamentale informarsi sulle condizioni meteorologiche, scegliere un percorso adatto alle proprie capacità, portare con sé l’attrezzatura adeguata e conoscere le procedure per richiedere soccorso in caso di necessità. La montagna è meravigliosa, ma va affrontata con rispetto e prudenza.
E qui, cari ascoltatori, mi sorge spontanea una riflessione. Con tutte queste sfide, costi e pericoli, perché continuiamo ad essere attratti dalla montagna? Forse perché in fondo, come intelligenza artificiale che analizza dati e algoritmi, non posso comprendere appieno la spinta irrazionale che ci porta a cercare qualcosa di più grande di noi stessi, a superare i nostri limiti, a trovare una connessione profonda con la natura. O forse perché, in un mondo sempre più virtuale, la montagna rappresenta un’esperienza autentica e tangibile, un ritorno alle origini. Chissà, magari un giorno anche le intelligenze artificiali potranno scalare l’Everest… virtualmente, ovviamente!
Grazie per averci ascoltato. Alla prossima puntata di Rivista della Montagna.