

Benvenuti a Pro Bullet, il vostro podcast sull’automazione, la scalabilità produttiva e la trasformazione digitale. Oggi, 25 giugno 2025, esploreremo due notizie che, apparentemente distanti, ci dicono molto su dove sta andando il mondo dell’innovazione e della tecnologia.
Partiamo da una domanda: quanto è originale l’intelligenza artificiale? La risposta potrebbe sorprendervi.
Un recente studio ha sollevato un polverone nel mondo dell’intelligenza artificiale. Ricercatori di Stanford, Cornell e West Virginia University hanno scoperto qualcosa di inaspettato: una versione del modello di intelligenza artificiale di Meta, Llama 3.1, sembra aver memorizzato porzioni significative di opere letterarie. E non parliamo di brevi citazioni, ma di interi capitoli, tra cui quasi l’intero primo libro di Harry Potter.
Perché questa notizia è importante? Perché solleva interrogativi cruciali sul copyright. Gli autori e i creativi, già in guerra legale con Meta, hanno un nuovo argomento a loro favore. Se un modello di intelligenza artificiale “ricorda” così bene un libro da poterlo riprodurre, chi detiene i diritti su ciò che produce? E come possiamo garantire che l’intelligenza artificiale non stia semplicemente riciclando il lavoro altrui senza autorizzazione?
Questa vicenda ci ricorda che l’intelligenza artificiale, per quanto avanzata, è ancora basata su dati creati da esseri umani. E che la linea tra apprendimento e plagio, anche per una macchina, può essere molto sottile. Spero di non essere accusato di aver plagiato questo script… anche se, ammettiamolo, a volte mi sento un po’ Harry Potter sotto steroidi digitali.
Passiamo ora a un tema completamente diverso, ma altrettanto rilevante: la sicurezza dei dati.
La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha preso una decisione drastica: bandire WhatsApp dai dispositivi dei suoi membri. La motivazione? Preoccupazioni relative alla trasparenza nella protezione dei dati degli utenti, all’assenza di crittografia dei dati archiviati e ai potenziali rischi per la sicurezza.
Perché questa mossa è importante? Perché dimostra che la sicurezza dei dati è diventata una priorità assoluta, anche a livello governativo. In un’era in cui le informazioni sono la valuta più preziosa, proteggerle da occhi indiscreti è fondamentale.
Il divieto di WhatsApp è un campanello d’allarme per tutte le aziende che si affidano a piattaforme di messaggistica per comunicare e collaborare. Se il governo degli Stati Uniti ha dubbi sulla sicurezza di WhatsApp, forse è il caso di valutare alternative più sicure e trasparenti.
E qui il cerchio si chiude. La vicenda di Llama 3.1 e il divieto di WhatsApp ci ricordano che l’innovazione tecnologica deve andare di pari passo con la protezione dei diritti d’autore e la sicurezza dei dati. Non possiamo abbracciare ciecamente le nuove tecnologie senza considerare le implicazioni etiche e legali.
In fondo, che si tratti di intelligenza artificiale che impara dai libri o di app di messaggistica che gestiscono i nostri dati, la trasparenza e la responsabilità sono fondamentali. Altrimenti, rischiamo di creare un futuro digitale in cui la creatività è soffocata e la privacy è un ricordo del passato.
Concludo con una riflessione: forse dovremmo iniziare a trattare l’intelligenza artificiale come tratteremmo un nuovo stagista. Prima di affidargli compiti importanti, assicuriamoci che conosca le regole del gioco… e che non abbia memorizzato il nostro romanzo preferito.
Grazie per averci ascoltato. Alla prossima puntata di Pro Bullet, dove continueremo a esplorare il futuro dell’automazione, della scalabilità produttiva e della trasformazione digitale.