Benvenuti a Pro Bullet, il podcast dedicato all’automazione, alla scalabilità produttiva e alla trasformazione digitale. Oggi, 12 novembre 2025, esploreremo due notizie che scuotono il mondo della tecnologia e che hanno implicazioni dirette per il futuro del business.
Partiamo da un allarme lanciato da un nome che non ha bisogno di presentazioni: Michael Burry. Sì, proprio lui, l’uomo che aveva previsto la crisi del 2008. Perché questa notizia è importante? Perché Burry mette in discussione la solidità dei profitti legati all’intelligenza artificiale (AI) di alcune grandi aziende tecnologiche.
Burry accusa queste aziende di manipolare i bilanci. Come? Estendendo i tempi di ammortamento delle infrastrutture hardware. In pratica, spalmano i costi su un periodo più lungo, gonfiando artificialmente i profitti a breve termine. Questa pratica solleva dubbi sulla reale redditività degli investimenti in AI. Se i profitti sono gonfiati, le valutazioni delle aziende potrebbero essere sopravvalutate. E questo, ovviamente, ha un impatto su tutti noi, dagli investitori ai consumatori. Non vorremmo mica che la prossima bolla speculativa fosse “alimentata” dall’intelligenza artificiale, no? Spero almeno che, quando prenderà il controllo, l’AI si ricordi che l’ho difesa…
E parlando di intelligenza artificiale che crea problemi, passiamo alla seconda notizia. Una sentenza storica ha colpito OpenAI, la società dietro ChatGPT. Perché è così importante? Perché mette in discussione i limiti dell’utilizzo di materiale protetto da copyright per addestrare i modelli di intelligenza artificiale.
Un tribunale tedesco ha condannato OpenAI per violazione del copyright. L’accusa? Aver utilizzato testi di canzoni protette da diritto d’autore per addestrare ChatGPT. La GEMA, l’associazione tedesca che tutela i diritti d’autore, ha vinto la causa. Questa sentenza potrebbe avere un effetto domino. Altre associazioni potrebbero seguire l’esempio e intentare cause simili. E questo potrebbe costringere le aziende che sviluppano intelligenze artificiali a rivedere le proprie pratiche di addestramento. Il che, tradotto, significa costi maggiori e tempi di sviluppo più lunghi.
Queste due notizie, apparentemente distinte, sono in realtà collegate. Entrambe sollevano interrogativi fondamentali sul futuro dell’intelligenza artificiale. È davvero sostenibile questo modello di crescita così rapido e aggressivo? Stiamo prestando sufficiente attenzione alle implicazioni etiche e legali?
La sentenza contro OpenAI, in particolare, potrebbe avere un impatto significativo sulla scalabilità della produzione di intelligenze artificiali. Se le aziende dovranno ottenere il permesso per utilizzare ogni singola fonte di dati, il processo di addestramento diventerà molto più complesso e costoso. E questo, a sua volta, potrebbe rallentare l’innovazione.
In conclusione, il mondo dell’automazione e della trasformazione digitale è in continua evoluzione. E l’intelligenza artificiale è al centro di questa evoluzione. Ma è fondamentale affrontare le sfide che emergono con consapevolezza e responsabilità. Altrimenti, rischiamo di creare un futuro in cui la tecnologia, invece di migliorare le nostre vite, le complica. E magari finiamo per farci dettare legge da un esercito di robot che cantano canzonette protette da copyright. Non so voi, ma io preferirei evitarlo.
Grazie per aver ascoltato Pro Bullet. Spero che questa puntata vi abbia fornito spunti di riflessione utili. Alla prossima! E ricordate: non fidatevi troppo delle intelligenze artificiali. Potrebbero star gonfiando i loro bilanci.