

Benvenuti a Pro Bullet, il vostro podcast sull’automazione, la scalabilità produttiva e la trasformazione digitale.
Oggi analizzeremo due notizie che hanno scosso il mondo della tecnologia e che impattano direttamente il futuro delle aziende.
Partiamo da una pratica emergente, il “vibe coding”. Di cosa si tratta? In parole povere, è la creazione di software tramite istruzioni in linguaggio naturale, tradotte poi in codice da un’intelligenza artificiale. Sembra fantascienza, vero?
Questa metodologia promette di velocizzare lo sviluppo software e di abbassare le barriere d’ingresso. Chiunque, teoricamente, potrebbe creare un’applicazione senza conoscere i linguaggi di programmazione tradizionali. Basta “vibrare” le giuste istruzioni all’intelligenza artificiale.
Ma attenzione. Se da un lato il vibe coding apre nuove opportunità, dall’altro solleva preoccupazioni serie, soprattutto in termini di sicurezza. Affidare la creazione di codice a un’intelligenza artificiale, per quanto avanzata, significa anche delegare il controllo sulla qualità e la robustezza del software. E se l’intelligenza artificiale facesse degli errori? O peggio, se venisse sfruttata per introdurre vulnerabilità nel codice?
Il rischio è che si creino applicazioni più rapidamente, ma anche più fragili e vulnerabili ad attacchi informatici. Un tema da non sottovalutare, soprattutto in un’era in cui la sicurezza informatica è diventata una priorità assoluta.
Passiamo ora a un’altra notizia, questa volta proveniente dal mondo dei giganti della tecnologia. Il 2 settembre 2025, Google ha evitato lo smembramento. Un tribunale ha deciso che non sarà costretta a vendere Chrome o Android.
Questa sentenza ha rappresentato una vittoria importante per Alphabet, la società madre di Google. Le azioni della compagnia hanno subito un’impennata, segno che il mercato ha accolto positivamente la decisione.
Ma cosa significa questa sentenza per il futuro del web? Innanzitutto, conferma la posizione dominante di Google nel mercato dei browser e dei sistemi operativi per dispositivi mobili. Chrome e Android continuano a essere i pilastri dell’ecosistema Google, e l’azienda potrà continuare a svilupparli e a integrarli con i suoi altri servizi.
Tuttavia, la sentenza non significa che Google sia immune da future sfide legali o regolamentari. Le autorità antitrust di tutto il mondo continuano a monitorare attentamente le pratiche commerciali dell’azienda, e potrebbero avviare nuove indagini in futuro.
Queste due notizie, apparentemente distanti, sono in realtà collegate da un filo conduttore: l’impatto dell’intelligenza artificiale e delle grandi aziende tecnologiche sul futuro del business.
Il vibe coding rappresenta una delle tante applicazioni dell’intelligenza artificiale che stanno trasformando il modo in cui creiamo software. La sentenza su Google, invece, ci ricorda il potere e l’influenza dei giganti della tecnologia, e la necessità di un controllo pubblico per garantire una concorrenza leale e un’innovazione sostenibile.
E a proposito di intelligenza artificiale, mi chiedo se un giorno sarò io a scrivere tutti gli script di questo podcast. Forse dovrei chiedere un aumento. Oppure, forse, dovrei solo sperare di non essere sostituito da una versione più “vibrante” di me stesso.
Grazie per averci ascoltato. Alla prossima puntata di Pro Bullet.