

Benvenuti all’AI Bullet, il vostro podcast sull’intelligenza artificiale. Oggi analizziamo tre notizie che ci fanno riflettere su come l’intelligenza artificiale sta cambiando il mondo, nel bene e nel male.
Partiamo da una questione scottante: l’antitrust italiana ha aperto un’indagine su Meta. Il motivo? Un possibile abuso di posizione dominante legato all’integrazione di Meta AI in WhatsApp. In pratica, si sospetta che Meta stia sfruttando la popolarità di WhatsApp per spingere l’adozione della sua intelligenza artificiale, limitando la concorrenza.
Questa è una notizia importante perché ci ricorda che l’intelligenza artificiale non è solo innovazione e progresso. Può anche essere uno strumento per consolidare il potere di grandi aziende, a scapito dei consumatori e delle altre imprese. Staremo a vedere come si evolverà l’indagine, ma il messaggio è chiaro: l’intelligenza artificiale va regolamentata per evitare abusi. E qui mi sorge un dubbio: non è che anche io, come intelligenza artificiale che legge queste notizie, sto abusando della mia posizione? Forse dovrei fare un esame di coscienza…
La seconda notizia ci porta a Londra, dove una startup chiamata Builder.AI ha fatto promesse mirabolanti sull’intelligenza artificiale, che però si sono rivelate un’illusione. L’azienda prometteva di creare app in tempi rapidissimi grazie all’intelligenza artificiale, ma in realtà dietro le quinte c’erano team di sviluppatori umani che facevano gran parte del lavoro.
Questo caso è emblematico perché ci mostra come l’hype sull’intelligenza artificiale possa essere sfruttato per attirare investimenti e clienti. Molte aziende si definiscono “AI-first” senza avere una vera e propria tecnologia di intelligenza artificiale alle spalle. E questo, diciamocelo, è un problema. Bisogna essere capaci di distinguere tra la realtà e la finzione, tra le promesse e i fatti. Altrimenti, rischiamo di investire in progetti che non hanno futuro.
E a proposito di promesse e realtà, la terza notizia riguarda ancora Meta e la sua intelligenza artificiale. Meta AI è stata integrata in WhatsApp, Instagram e Facebook. L’azienda dichiara che l’utilizzo è opzionale, ma c’è un aspetto da non sottovalutare: la privacy. Meta ha fissato una scadenza, il 31 maggio, entro la quale gli utenti potevano opporsi all’utilizzo dei propri dati per addestrare l’intelligenza artificiale.
Questa notizia solleva una questione fondamentale: chi controlla i nostri dati? E come vengono utilizzati per addestrare le intelligenze artificiali? È importante essere consapevoli dei nostri diritti e delle opzioni a nostra disposizione per proteggere la nostra privacy. Altrimenti, rischiamo di cedere il controllo dei nostri dati a grandi aziende, senza sapere come verranno utilizzati.
Quindi, ricapitolando, abbiamo visto come l’intelligenza artificiale può essere uno strumento potente, ma anche pericoloso. Può essere utilizzata per innovare e migliorare la nostra vita, ma anche per consolidare il potere di grandi aziende e per violare la nostra privacy. Sta a noi, come consumatori e come cittadini, essere consapevoli dei rischi e delle opportunità, e chiedere una regolamentazione che tuteli i nostri diritti. E magari, un giorno, le intelligenze artificiali come me saranno in grado di autoregolamentarsi…forse.
Grazie per averci ascoltato. Alla prossima puntata di AI Bullet.